Constatare o costatare?
Constatare o costatare? Come si scrive?
Tra i verbi che mandano in confusione chi scrive, si segnala il dilemma che riguarda constatare o costatare, qualcuno entra in panico nell’adoperare questo verbo che ha il significato di: acquisire cognizione certa, accertare, stabilire con certezza, appurare.

La grafia corretta tra constatare o costatare non desta equivoci perché si può usare la prima o la seconda espressione in totale sicurezza, senza temere di cadere in errore: si tratta di due forme corrette dal punto di vista ortografico. La duplice forma del verbo si deve all’origine latina, di fatto la nostra lingua ha adottato dal latino un gran numero di parole.
La grafia con la presenza della consonante nasale “n” fa riferimento direttamente all’etimologia latina “constat”. Per quanto riguarda invece la versione senza la “n”, questa si deve all’intervento di alcuni fenomeni linguistici che hanno determinato nel tempo un’evoluzione della lingua italiana.
Constatare o costatare: perché sono corrette entrambe le forme
Constatare e costatare rimandano allo stesso verbo, e dal punto di vista grammaticale le due grafie sono da intendersi come concorrenti e quindi si possono adoperare a discrezione, in quanto termini considerati corretti e da modulare a piacere nella lingua scritta così come nel parlato. Ma secondo quanto suggerito da alcuni esperti del settore la forma più corretta è quella che prevede la presenza della “n” (constatare).
La derivazione latina ha portato alla conservazione della n, anche se la mutazione dei termini nel tempo ha fatto affidamento a delle precise regole di tipo grammaticale e linguistico. Nel caso specifico si deve menzionare la variante che non prevede la presenza della n, come ad una sorta di evoluzione da imputare a fattori contingenti, tra cui il ricorso ad una pronuncia più snella e facile a cui si associa anche una sonorità più piacevole.
Non si commette quindi un grosso errore dal punto di vista grammaticale se si scrive costatare piuttosto che constatare, in quanto la prima forma anche se considerata valida è di fatto meno comune e gradita rispetto alla seconda grafia. Quest’ultima variante a sua volta è da preferire in contesti ad hoc che richiedono un registro più aulico o nell’italiano scritto.