Congedo di maternità: in arrivo delle novità. Ecco cosa cambia a partire dal 13 agosto
Congedo di maternità in arrivo delle novità. Ecco cosa cambia dal 13 agosto
La normativa sul congedo di maternità e paternità cambia nel nostro Paese a partire dal 13 agosto 2022 per effetto di quanto stabilito dal decreto legislativo del 30 giugno 2022, n. 105. Il Consiglio dei ministri ha approvato una serie di provvedimenti atti a favorire la conciliazione tra lavoro e tempo in famiglia, per rispondere alle esigenze delle donne. Il calo della natività negli ultimi anni in Italia, e non solo, trova anche nel difficile compito di conciliare lavoro e vita familiare una delle sue ragioni.

Molte donne spesso sono costrette a scegliere tra maternità e carriera, non trovando nella società e nella normativa un appiglio valido per poter essere delle madri lavoratrici, senza dover sacrificare uno dei due ambiti.
Il decreto legislativo n. 105 approvato lo scorso giugno, ha sancito l’introduzione di alcune importanti norme relative non solo al congedo di maternità, ma anche a quello di paternità, con entrata in vigore a partire dal 13 agosto 2022.
La soluzione per conciliare vita lavorativa e famiglia: nuove norme sul congedo di maternità
I provvedimenti alla base del decreto legge hanno cercato di offrire le migliori soluzioni per trovare un giusto accordo tra vita in famiglia e tempi lavorativi. Le novità prevedono delle misure che hanno cercato di evitare contrasti tra la figura del genitore e quella di soggetto che deve assolvere a dei compiti professionali.
Inoltre per prendersi cura dei propri figli in maniera funzionale ed ottimizzando il proprio tempo a disposizione il governo italiano ha pattuito delle nuove misure con lo scopo di suddividere più equamente le responsabilità tra donne ed uomini, nel nome del rispetto e soprattutto dell’agognato raggiungimento della parità di genere a livello sociale e professionale.
Cosa prevede la nuova normativa: smart working e caregivers
Il diritto al congedo di maternità e paternità in base a quanto deliberato dal Consiglio dei ministri è stato esteso dal nuovo decreto ai dipendenti disabili, con gravità accertata, ma anche alle figure che assolvono al ruolo di caregivers, come anche alle coppie di fatto. Nei seguenti casi si può dunque beneficiare dell’estensione del congedo biennale straordinario.
La recente normativa ha introdotto delle novità anche per quanto riguarda il lavoro agile, ridefinendo così la situazione di lavoratrici e lavoratori alle prese con lo smart working. In base ai recenti provvedimenti, i datori di lavoro sono invitati a dare priorità ad eventuali richieste di smart working da parte dei loro lavoratori, uomini o donne, con figli di età fino a 12 anni. Invece non sussistono limiti di età nel caso di prole che presenta una forma riconosciuta di disabilità.
Congedo di paternità: è ufficialmente obbligatorio per 10 giorni
Il decreto approvato lo scorso giugno ha riconosciuto anche il congedo di paternità, che è dunque obbligatorio per 10 giorni. Il lavoratore può richiedere questo pacchetto di giorni nell’arco di tempo che va dai due mesi precedenti il parto, ai cinque mesi successivi alla nascita del figlio.
Si ha diritto al congedo anche in circostanze particolari, come nel caso di morte perinatale, e si va ad aggiungere al congedo di paternità che si definisce “alternativo”. Il permesso obbligatorio di 10 giorni spetta anche se subentrano delle circostanze che possono richiedere un maggiore coinvolgimento del padre quali: casi di morte, infermità grave, abbandono del piccolo da parte della madre.

Novità congedo parentale: la sua estensione
A partire dal 13 agosto si prevedono altre novità importanti, per quanto riguarda la voce congedo parentale. Prima dei cambiamenti apportati dal decreto legislativo n. 105, i lavoratori e le lavoratrici che facevano richiesta del congedo parentale avevano diritto all’indennità fino al sesto anno di vita del piccolo, percependo il 30% della retribuzione, per un massimo di 6 mesi tra i due genitori. La nuova normativa ha esteso questo diritto fino ai 12 mesi di vita dei figli proponendo inoltre una ripartizione differente tra i due genitori.
La nuova durata del congedo parentale passa da 6 mesi a 9 mesi, ma resta immutata l’indennità al 30%, quindi l’estensione dei 3 mesi può essere a discrezione trasferita tra le figure genitoriali, che possono alternativamente beneficare del permesso. Lo scenario è diverso per quanto riguarda i nuclei familiari monoparentali: in una simile circostanza la durata del congedo parentale, di cui ha diritto un solo genitore passa da 10 mesi a 11 mesi.
Cambiamenti in vista per le lavoratrici autonome
Tra i miglioramenti introdotti dalla nuova normativa, che riguarda il congedo di maternità, si prevedono anche dei cambiamenti per la categoria di lavoratrici con cassa ed anche autonome. La nuova normativa approvata che entra in vigore il 13 agosto 2022 riconosce dunque alle lavoratrici autonome come anche alle libere professioniste un’indennità quotidiana pari all’80% del salario minimo giornaliero, anche nel caso di astensione anticipata dal lavoro, da imputare a delle motivazioni serie come nell’evenienza di una gravidanza a rischio.
La condizione penalizzatene della maternità in Italia nell’ambito lavorativo
L’ambiente di lavoro italiano mostra ancora oggi delle evidenti arretratezze rispetto ai Paesi Occidentali in cui si tutelano maggiormente i diritti delle donne lavoratrici. Le lavoratrici nel nostro Paese si trovano ancora a fare i conti con la cosiddetta “motherhood penalty o child penalty gap”, una condizione che danneggia concretamente la maternità in ambito professionale.
Un dato sconcertante reso noto da un’indagine condotta da Save The Children, nel contesto del report “Le Equilibriste: la maternità in Italia 2022”. Al termine dell’indagine condotta è stata fotografata una grave criticità: le madri lavoratrici in Italia risultano essere molto penalizzate. Negli ultimi anni si è assistito ad un trend negativo per via anche dell’impatto della pandemia.
Infatti il 2020 ha fatto registrare dei dati in calo: più di 30mila madri si sono ritrovate nella condizione di dover rassegnare le dimissioni, per prendersi cura della propria famiglia. Un leggero miglioramento si è registrato in seguito, ma i recenti dati non hanno risollevato le sorti delle madri che lavorano nel nostro Paese.
Da recenti indagini è emerso un significativo divario tra i due sessi, per quanto riguarda l’occupazione con il 42,6% di madri, di età compresa tra i 25 e i 54 anni, che non lavora. Mentre gli uomini che lavorano fanno registrare una percentuale più alta. Invece se si esamina la percentuale di madri e padri, genitori di un figlio minorenne, che lavorano fanno registrare il 61% di lavoratrici e l’88,6% di lavoratori. Il divario si fa più consistente quando il numero di figli minorenni a carico dei genitori incrementa.
Ma spetta ancora molto da fare da parte delle istituzioni, oltre al congedo di maternità e paternità, che hanno il duro compito di dover definitivamente annullare le discriminazioni ancora oggi presenti tra uomini e donne che persistono in modo evidente nel mondo del lavoro.