Gli aggettivi, lingua italiana: cosa sono e quali sono i vari tipi?
Come suggerisce l’etimologia latina, gli aggettivi (nomen adiectivum: “parola che si aggiunge”) della lingua italiana sono dei termini che accompagnano i nomi, dandogli delle tinte diverse: una connotazione di significato più approfondita, ma attribuiscono anche delle informazioni in più.
Questa classe grammaticale aperta, include al suo interno diversi tipi di aggettivo che si utilizzano in modo specifico, in base a quello che si vuole esprimere all’interno di una frase di senso compiuto.

Qual è la funzione dell’aggettivo nella grammatica
L’aggettivo è un termine che accompagna il nome per attribuirgli qualità o maggiori informazioni, e dal momento che si tratta di una parte variabile del discorso, deve concordare in genere ed in numero con il sostantivo a cui si aggiunge. Questo elemento grammaticale ha la funzione di conferire una precisa caratteristica o un tratto distintivo al sostantivo al quale si riferisce.
Gli aggettivi si raggruppano in due tipologie principali: quelli qualificativi, i quali denotano qualità, caratteristiche e proprietà; e quelli determinativi, che a oro volta si suddividono in specifici gruppi. Fanno parte della sottoclasse degli aggettivi determinativi quelli:
- dimostrativi;
- esclamativi/interrogativi;
- indefiniti;
- numerali;
- possessivi.
Aggettivi qualificativi: quali sono e quali funzioni hanno
Rientrano in questa classificazione dei nomi che attribuiscono qualità ai sostantivi oppure connotazioni particolari, quei termini che indicano una qualità specifica. Un aggettivo qualificativo infatti attribuisce qualità (positive o negative, generiche o specifiche, oggettive o soggettive) ad una persona, ad una cosa oppure ad un animale, specificando una particolare caratteristica, in modo da conferire una descrizione più dettagliata di qualcuno o qualcosa. Nella popolosa categoria degli aggettivi qualificativi sono inclusi quelli che designano:
- caratteristiche fisiche;
- forma;
- dimensione;
- colore;
- luogo e tempo;
- stati d’animo;
- carattere, pregi e difetti;
- sensazioni.
In quanto parte variabile del discorso, l’aggettivo presenta una radice che si mantiene immutata (esistono però delle eccezioni, come nel caso delle forme irregolari), e da una desinenza che si modula per concordare nel genere e nel numero con il sostantivo.
Inoltre i qualificativi si suddividono nelle sottoclassi dei: primitivi, alterati, derivati, composti, invariabili. Un discorso più approfondito lo meritano quelli sostantivati, così definiti perché possono essere usati senza accompagnare un termine, ma preceduti in tal caso da un articolo di cui è un chiaro esempio la locuzione di uso comune: “Il bello delle donne”. In tal caso l’aggettivo sostituisce, dal punto di vista del ruolo grammaticale, il sostantivo assumendo appunto la forma sostantivata.
Se un aggettivo qualificativo invece si riferisce ad un verbo come anche ad una frase, assume in questo contesto la funzione di avverbio, come nella frase: “Non ti sento molto bene, parla forte”.
In base poi alla posizione di un aggettivo all’interno di un enunciato, si vengono a distinguere tre differenti funzioni:
- funzione attributiva, se l’aggettivo si può collocare sia prima sia dopo il nome a cui si attribuisce;
- funzione descrittiva, nel caso in cui l’aggettivo precede il nome;
- funzione di identificazione, se l’aggettivo qualificativo si posiziona dopo il nome, per rimarcare l’attenzione su di esso.
La qualità di un nome viene poi presentata dall’aggettivo qualificativo in varie accezioni che indicano i suoi diversi gradi:
- grado positivo, se si vuole conferire qualità ad una persona o cosa senza specificare la sua intensità;
- grado comparativo, qualora si voglia attribuire una qualità, proprietà, caratteristica a qualcuno oppure a qualcosa sottolineando una maggiore, minore o uguale intensità. In questo caso si mettono a confronto due termini di paragone, chiamando in causa delle qualità possedute da una persona oppure da una cosa. A sua volta il grado comparativo di un aggettivo qualificativo può essere di tre diversi tipi:
- maggioranza, se si fa precedere l’avverbio “più” all’aggettivo, e prima del secondo termine di paragone si deve poi adoperare la preposizione di; in alternativa si possono usare le espressioni “in confronto a” come anche “rispetto a”,
- minoranza, se si fa precedere l’avverbio “meno” all’aggettivo, ed il secondo termine di paragone viene preceduto dalla preposizione di;
- uguaglianza, in questo caso all’aggettivo si fa seguire “come” e “quanto”, ma può essere preceduto anche da tanto e così.
- grado superlativo, per designare la qualità di qualcuno o qualcosa alla massima intensità. Questo grado dell’aggettivo, a sua volta può essere:
- relativo, nel caso di massima o minima intensità di una qualità attribuita ad una persona o cosa, in riferimento ad un gruppo (persone o cose);
- assoluto, se l’aggettivo esprime una qualità al massimo grado, posseduta da una persona o cosa, senza prendere in considerazione un gruppo di persone o cose.
Per quanto riguarda la formazione del superlativo assoluto, si hanno a disposizioni tre diverse modalità: basta semplicemente aggiungere il suffisso –issimo (a/i/e) alla radice dell’aggettivo di grado positivo; si può in alternativa raddoppiare l’aggettivo, ma anche rafforzarlo aggiungendo un altro aggettivo; il terzo modo consiste nell’adoperare i prefissi rafforzativi davanti all’aggettivo (iper-, super-, stra).
Ci sono però casi di comparativi e superlativi che affiancano alla forma regolare quella irregolare, di cui è un esempio l’aggettivo “buono” che al comparativo di maggioranza propone la doppia forma: più buono, migliore; mentre al superlativo relativo propone la doppia forma il più buono/il migliore; le forme buonissimo/ottimo si usano per designare il superlativo assoluto.
Tra le accezioni degli aggettivi che non seguono le regole, figurano quelli privi del grado comparativo o del grado superlativo, come nel caso di termini che esprimono qualità relative a: forma, materia, tempo, origine.
Aggettivi determinativi: ecco quali sono
Nella grammatica italiana, gli aggettivi determinativi rientrano nel gruppo di quelli che hanno la funzione di fornire un tratto preciso oppure un significato ad una persona, cosa o animale, specificandone così degli aspetti peculiari.
Nell’elenco dei determinativi si segnalano quindi le sottocategorie degli aggettivi: possessivi; dimostrativi; indefiniti; numerali; esclamativi/interrogativi.
Aggettivi possessivi: caratteristiche e funzioni
Nella classe dei possessivi rientrano quei termini che designano a chi appartiene qualcosa, ma possono anche esprimere eventuali relazioni di tipo parentale o sociale. Anche questa classe di aggettivi concorda con il nome che accompagna presentando le forme al singolare ed al plurale, nella declinazione maschile e femminile:
- singolare, nelle forme: mio/a, tuo/a, suo/a, nostro/a, vostro/a, loro;
- plurale, nelle forme: miei/mie, tuoi/tue, suoi/sue, nostri/e, vostri/e, loro.
Si deve poi precisare che i possessivi precedono nella maggior parte dei casi il sostantivo a cui si riferiscono, ma ci sono delle eccezioni, per cui possono non precedere il nome, se si vuole dare enfasi alla frase oppure in caso di esclamazioni (come nel caso dell’espressione: “È tutta colpa tua!”).
Talvolta l’aggettivo possessivo può essere preceduto dall’articolo nei casi di: nomi di parentela plurali; se si adopera “loro”; quando si è al cospetto di un nome alterato; con i nomi che designano parentela. Mentre possono non essere preceduti dall’articolo se i sostantivi ai quali si riferiscono segnalano una parentela al singolare.
Aggettivi dimostrativi: quali sono e quali funzioni svolgono
I dimostrativi danno indicazioni in riferimento a: posizione, spazio e tempo del sostantivo a cui fanno riferimento, proponendo le declinazioni maschile e femminile:
- singolare, nelle forme: questo/a, codesto/a, quel/quello/quella/quell’;
- plurale, nelle forme: questi/e, codesti/e, quei/quegli/quelle.
In questa categoria rientrano anche: stesso e medesimo. Nello specifico indicano la posizione di una persona o cosa secondo il punto di vista spaziale, temporale ma anche per richiamare ciò che si è menzionato in precedenza o per preannunciare quello che si vuole successivamente asserire.
Aggettivi indefiniti: caratteristiche e funzioni
Gli aggettivi indefiniti, come sottolineato dallo stesso nome, attribuiscono informazioni non precise sulla qualità e la quantità di cose, persone oppure animali a cui si riferiscono, segnalando la totalità di un gruppo o la totalità di un’unita.
In questa categoria rientrano diversi tipi di aggettivo, che si suddividono nei seguenti gruppi:
- ogni, ciascuno, alcuno, nessuno, tutto, taluno, certo, qualche, altro, tale; si tratta di una classe che segnala una sola unità oppure una pluralità non specificata;
- poco, parecchio, molto, tanto, troppo, diverso, vario: un elenco di aggettivi che indica un quantitativo vago in quanto indeterminato;
- qualsiasi, qualunque, con i quali si segnala una qualità generica.
Anche in questo caso si devono concordare in genere e numero con il sostantivo a cui si rivolgono. Ci sono tuttavia delle eccezioni: alcuni indefiniti mancano del femminile o della forma plurale, per cui si impiegano esclusivamente al singolare maschile.
Aggettivi numerali: caratteristiche e funzioni
Nel caso di un aggettivo numerale, esso attribuisce indicazioni sulla quantità numerica di un sostantivo al quale si rivolge.
Si identificano nel sistema grammaticale due gruppi principali che sono rappresentati dai:
- cardinali, che designano una quantità precisa, in tal caso sono aggettivi invariabili (uno, due, tre);
- ordinali, indicano la posizione all’interno di una classifica, elenco, successione numerica e si declinano in base al genere ed al numero del sostantivo a cui si riferiscono (primo, secondo, terzo).
A questi due gruppi principali si aggiungono anche delle sottoclassi di numerali, come nel caso dei:
- moltiplicativi, fanno riferimento a quante volte si moltiplica una quantità (duplice, triplice);
- collettivi, designano un quantitativo che si deve considerare come un insieme (entrambi, paio, quartetto);
- distributivi, stabiliscono il modo di suddivisione di una quantità (ad esempio: due alla volta.).
- frazionari, con cui si designano quantitativo che prevedono l’abbinamento di cardinale ed ordinale per indicare la parte o la quota di un intero, come nel caso di: un mezzo, due quarti, tre centesimi.
Aggettivi esclamativi / interrogativi
Un aggettivo di tipo esclamativo introduce una frase che racchiude un’esclamazione, mentre un aggettivo interrogativo apre una frase che presenta una domanda. Gli esclamativi hanno le stesse caratteristiche di quelli interrogativi, sono infatti variabili per quanto riguarda genere e nel numero. Ci sono anche in questo caso delle eccezioni:
- quale, è variabile solo nel numero
- che, quando non è un pronome relativo è un aggettivo invariabile.