Allattamento al seno: primo mese di vita
Allattamento al seno nel primo mese di vita del neonato
Nel corso del primo mese di vita del bambino, l’allattamento al seno va incontro a delle importanti modifiche, dovute non solo alle abitudini del piccolo ma anche alla stessa produzione di latte materno che si stabilizza. Quando il neonato cresce, si registrano delle modifiche nelle poppate con frequenza e durata dell’allattamento che vanno incontro a cambiamenti.

La stessa composizione del latte subisce delle modifiche, assumendo una combinazione diversa che si definisce più “matura” con il seno che è diventato più efficiente nella produzione e conservazione dell’alimento, tra una poppata e l’altra. In media dopo sei settimane di allattamento, il piccolo ha imparato ad attaccarsi al seno con più facilità ed è possibile anche osservarlo sorridere mentre è impegnato con la poppata. Dopo aver archiviato le difficoltà legate all’attaccamento al seno, le mamme possono concentrarsi su come rendere l’allattamento più efficace e comodo, in modo da prolungare la pratica che come ribadito più volte dai pediatri assicura numerosi effetti benefici per la salute del bambino.
Rispondiamo ora ai quesiti più frequenti che assillano le neo mamme, facendo affidamento alle indicazioni dei consulenti dell’allattamento integrate con i consigli delle mamme, che hanno affrontato questa tappa fondamentale con i loro figli. Ecco di seguito una guida pratica sull’allattamento al seno nel corso del primo mese di vita del neonato.
Allattamento al seno quando la frequenza va incontro ad una riduzione?
Le abitudini legate all’alimentazione liquida del piccolo nei primi sei mesi di vita possono variare di molto, soprattutto nel caso in cui si allatta al seno. Secondo le testimonianze delle mamme, le abitudini dei piccoli sono alquanto variegate: possono nutrirsi solo quattro volte al giorno oppure tredici volte.
I consulenti per l’allattamento certificati precisano che nell’arco del primo mese di vita, il bambino in questa fase dello sviluppo ha necessità di una maggiore quantità di latte nel corso delle poppate, e per questo gli intervalli tra una poppata e l’altra sono più lunghi. Un’abitudine che si può giustificare fisiologicamente: il suo stomaco è in crescita e questo consente di accogliere più volume di latte, dalla composizione più matura, che prolunga il senso di sazietà. Gli esperti hanno poi puntualizzato che le poppate possono durare mediamente da 12 minuti a quasi un’ora, con abitudini tipiche per ogni bambino. Un simile ritmo nella sua alimentazione, in associazione ad un regolare aumento di peso, sono indicativi di un percorso regolare.
Tuttavia a prescindere dalla frequenza con cui si nutre un bambino, il consumo quotidiano si attesta mediamente su uno stesso quantitativo di latte, nell’arco di tempo compreso tra un mese ed i primi sei mesi di vita, in seguito il passaggio allo svezzamento rimodula le abitudini alimentari.
Un neonato ha bisogno solo del latte materno nei suoi primi sei mesi di vita?
La riposta a questo quesito è affermativa, in quanto il latte materno è un alimento completo dal punto di vista nutrizionale, capace di fornire al piccolo tutto ciò di cui ha bisogno nel corso dei suoi primi sei mesi. In caso di allattamento al seno regolare, il bambino si allena al meglio ad affrontare altre tappe fondamentali a livello dietetico. Con il passare del tempo il suo sistema digestivo matura progressivamente, garantendogli le condizioni necessarie per assimilare i primi cibi solidi. Inoltre allattarlo al seno in questa fase della sua crescita rafforza anche i muscoli della bocca, i quali preparano così la mandibola a svilupparsi adeguatamente, per sostenere il regolare allineamento dei denti e rendendo più agevole la capacità di mangiare e parlare.
La raccomandazione dei pediatri è quella di continuare ad allattare al seno non solo nei primi sei mesi di vita del bambino ma anche dopo, apprezzando le qualità dell’alimento ed i vantaggi di questa pratica che crea un legame speciale tra madre-figlio. Per garantire un alimento ricco di nutrimenti è essenziale che le mamme facciano attenzione alla loro dieta, ricordando che quello che mangiano permette ai loro bambini di gustare dei nuovi sapori, prima di passare alle prime esperienze con i cibi solidi. Il latte materno inoltre funge da potente barriera protettiva per il sistema immunitario del piccolo, fornendogli gli anticorpi in grado di sconfiggere infezioni e patogeni.

Quando un neonato allattato al seno dormirà per tutta la notte?
Nei primi mesi, quando i bambini tendono a svegliarsi per una o due poppate durante la notte, allattare al seno si dimostra pratico e funzionale, come testimoniato dall’esperienza di molte mamme. Nella maggior parte dei casi i bambini, di età compresa tra uno a sei mesi, consumano durante la notte circa un quinto dell’apporto giornaliero di latte, grazie a queste poppate si beneficia di un adeguato apporto calorico.
Ogni bambino ha le sue abitudini relative a sonno e nutrizione: c’è chi tende a svegliarsi di continuo; alcuni invece sono propensi a dormine tutta la notte, svegliandosi presto al mattino. Quindi stabilire cosa si intende per dormire tutta la notte dà spazio a diverse interpretazioni, perché per i primi mesi i piccoli tendono a cambiare routine.
Ma le mamme sembrano concordare sul fatto che anche se faticoso svegliarsi la notte per le poppate, è di gran lunga più comodo se si può allattare al seno, senza dover fare attenzione a: dosaggio, temperatura ed igiene.
Dalle indagini condotte da uno studio su un campione di 700 bambini in Galles, è emerso che circa l’80% di loro nel periodo compreso tra i 6 ed i 12 mesi, era solito svegliarsi nel corso della notte almeno una volta. Il restante 25% dei bambini coinvolti nella ricerca ha invece fatto registrare tre o più risvegli notturni. Lo studio però non ha evidenziato differenze tra i piccoli allattati con latte materno e quelli con latte in polvere.
Se il piccolo cambia abitudini ed inizia a svegliarsi più frequentemente vuol dire che ha fame?
In genere i ritmi del sonno di un bambino subiscono delle modifiche attorno ai quattro mesi, alternando momenti di sonno più leggero a periodi di sonno più profondo. Questo determina dei risvegli più frequenti durante la notte: un cambiamento non dovuto al senso di fame ma all’influenza diretta del sonno. Nel corso del quarto mese di vita, il problema principale è quello relativo ai ritmi circadiani (sonno-veglia) non all’alimentazione e si parla di “regressione del sonno dei quattro mesi”. Ma questa fase è transitoria e traghetta il piccolo ad una nuova tappa decisiva dello sviluppo, caratterizzata da un suo maggiore dinamismo.
Dopo i primi mesi, il piccolo interagisce con l’ambiente esterno dal quale viene attratto, apprende di più ed affina la percezione allenando tutti i suoi sensi gradualmente. Inoltre subentra nel bambino l’ansia da separazione che lo porta a vivere male l’assenza della mamma, per questo i suoi risvegli notturni sono per lui un espediente per richiamare l’attenzione: si sveglia piuttosto che per nutrirsi per essere rassicurato.
Gli specialisti dell’allattamento sconsigliano di integrare il latte materno con quello in polvere, ritenendo che così possa dormire di più, visto che nel primo si trovano non solo maggiori nutrienti ma anche degli ormoni che favoriscono la sonnolenza, e che rilassano non solo il piccolo, ma anche la madre. Un dato confermato da diverse ricerche che hanno esaminato come le donne che allattano al seno sono portate a dormire più a lungo la notte, rispetto a coloro che invece ricorrono all’alimentazione mista o solo al latte artificiale.
Quale influenza esercita la dentizione sull’allattamento al seno?
Lo spuntare dei primi dentini da latte attorno al 4°-6° mese di vita rende i bambini più irritabili, e questo determina un impatto anche sull’allattamento al seno. La dentizione tende ad infastidire il piccolo e per il disagio si stacca più spesso dal seno durante la poppata, per sfogarsi con il pianto e manifestando il dolore alle gengive che sperimenta. Ma in linea generale quando un bambino viene allattato grazie alla suzione beneficia di un’azione calmante.
Dai lavori di diversi studiosi è emerso che i bambini allattati al seno tendono a piangere meno frequentemente durante la dentizione, ed alle prese con gli appuntamenti con le vaccinazioni. Inoltre dalle indagini condotte si è rilevato che sono più inclini a riprendersi dal dolore più rapidamente

Le mamme potrebbero, durante la dentizione, sperimentare qualche disagio se allattano perché il piccolo potrebbe essere tentato a mordicchiare. Le donne si possono accorgere di questa tendenza, osservando un cambiamento del suo comportamento nel corso della poppata: il piccolo è portato a spostare la lingua prima di mordicchiare. Per invitarlo a desistere si suggerisce di sospendere la poppata per dirgli di non farlo, in modo che capisca che è sbagliato mordere.
Come si può continuare a dare il latte materno anche se la mamma è costretta a stare per ore lontana dal bambino?
Nel caso in cui si ha la possibilità di prolungare anche oltre i primi sei mesi l’allattamento al seno, che dovrebbe rappresentare l’alimentazione principale fino a questo periodo, ci sono degli espedienti vantaggiosi per dare il proprio latte anche se costrette a non poterlo allattare. Grazie al tiralatte come anche ai metodi di conservazione del latte materno in frigo oppure nel congelatore, si può continuare a dare il latte materno anche se la donna torna a lavoro oppure ha altri impegni nell’arco della giornata.
Il bambino così non dovrà rinunciare ai principi nutritivi ed agli effetti benefici del latte materno che si può estrarre e conservare, per usarlo quando il bambino ne farà richiesta segnalando di avere fame. Utilizzando il tiralatte si può raccogliere l’alimento in più sessioni di estrazione, creando una piccola scorta per rispondere alle esigenze del piccolo. Con l’estrazione quotidiana si può creare una piccola banca personale del latte materno per le poppate giornaliere.
Se però le mamme non presentano alcun ostacolo, è consigliabile non estrarre il latte ma allattarlo esclusivamente al seno. In caso contrario le donne possono regolare le estrazioni nell’arco della giornata in base alle proprie necessità dopo aver impostato un personale ritmo, e dopo aver perso dimestichezza con il tiralatte che spaventa molte donne le prime volte durante l’estrazione. Dopo qualche rodaggio si riuscirà ad apprezzare le potenzialità del dispositivo, che si userà con più serenità e destrezza estrazione dopo estrazione.
È possibile proseguire con l’allattamento al seno dopo le prime esperienze di svezzamento, alle prese con i cibi solidi?
In genere a partire dai sei mesi di vita del bambino si passa dall’alimentazione esclusivamente liquida a quella solida, facendogli assaporare gusti differenti in base alla tabella nutrizionale dello svezzamento. Ma pediatri e nutrizionisti invitano a non interrompere l’allattamento al seno, perché il piccolo ha bisogno di un quantitativo maggiore di nutrienti. Ad esempio il bambino nel corso dei primi sei mesi di vita esaurisce le riserve di ferro che ha avuto modo di assimilare dalla mamma, durante la gravidanza, quindi ha bisogno di un costante apporto. Attraverso il latte materno il piccolo assimila infatti: minerali, proteine, vitamine e grassi essenziali per supportare la sua crescita.
Il consiglio degli esperti è quello di avviare l’introduzione dei cibi solidi a partire dal sesto mese, non rinunciando, se possibile all’allattamento al seno. Infatti il latte materno in questo periodo costituisce ancora una fonte preziosa di sostanze nutritive. A partire poi dagli otto-nove mesi di età, il piccolo tende ad introdurre nel suo stomaco più cibo, ma potrebbe continuare a richiedere qualche poppata, con una media di 4-5 richieste al giorno. In genere, dopo un anno di vita si riducono ulteriormente gli appuntamenti con le poppate e si potrebbe allattare al seno circa 2-4 volte al giorno.
Alcune mamme consigliano di aggiungere il proprio latte ai primi pasti solidi del piccolo, come nel caso dei passati e delle puree di verdura e cereali, in modo da rendere i nuovi sapori più familiare, preferendo il latte appena estratto.
Concludendo si può proseguire con l’allattamento anche durante lo svezzamento, tenendo conto delle disponibilità di latte della madre e delle esigenze di ogni bambino, ricordando che il latte materno garantisce un prezioso apporto calorico e nutrizionale.
Fino a quale età è raccomandato proseguire l’allattamento al seno?
In base alle linee guida rese note dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) il latte materno è l’alimentazione da prediligere non solo nei primi mesi di vita di un bambino, visto che si dovrebbe continuare ad allattare fino oppure oltre i 2 anni. Anche durante lo svezzamento si dovrebbero alternare le poppate a base di latte materno, che consente di potenziare il sistema immunitario dei più piccoli, ma diventa anche un’abitudine che consente di assicurare un sostegno di tipo emotivo, quando i bambini non stanno bene o sono irrequieti.
I consulenti dell’allattamento suggeriscono alle mamme di proseguire ad allattare, impostando un ritmo di quattro volte al giorno a partire dagli otto mesi del bambino. La frequenza si può poi ridurre ad un anno di vita, scendendo a sole due volte al giorno. In ogni modo è comunque opportuno pianificare la giusta frequenza tenendo conto delle esigenze e dello stile di vita di mamma e figlio.
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