La ricetta per una relazione perfetta, esiste? Lo abbiamo chiesto alla Dottoressa Rita Petrolini.
Esiste veramente una ricetta per una perfetta relazione?
Dopo varie richieste e commenti ricevuti dalle nostre mamme su come far quadrare il rapporto col proprio partner, abbiamo deciso di chiederlo ad una esperta del settore: la dottoressa Rita Petrolini – Psicologa Psicoterapeuta.
Cara dottoressa Rita Petrolini, siamo innanzitutto felici che abbia accettato la nostra intervista, ci parli pure del suo lavoro e della fantastica ricetta per una relazione perfetta. Esiste davvero?

Nel mio lavoro mi occupo, tra le altre cose, di relazioni maltrattanti e violente e mi sono spesso chiesta: «come è possibile prevenire atti violenti?», «quale può essere il modo per non arrivare a tanto?». In questo breve articolo mi soffermerò sulle possibilità che possiamo darci, come adulte e adulti, per vivere un amore il più sereno possibile e in linea con il nostro modo di essere.
Il titolo, volutamente provocatorio, è un invito a riflettere sul fatto che non esiste un unico modo di stare in relazione, non c’è la “ricetta segreta e sensazionale” ma c’è, invece, il nostro modo di costruire il rapporto con l’altro, l’altra e gli altri.
Spesso ci avventuriamo in una relazione con l’aspettativa che l’altra persona o le altre persone soddisfino i nostri bisogni (in particolare quelli irrisolti) e che, soprattutto, li sappiano capire «senza nemmeno parlare».
Questo processo viene spiegato in maniera intuitiva e semplice dallo psicoterapeuta e scrittore, Giulio Cesare Giacobbe, che ci racconta come, in molti casi, entriamo nelle relazioni con una modalità che lui chiama “personalità del bambino”. Che vuol dire questa cosa? Chiediamo, a volte, all’altra persona di soddisfare le mancanze che abbiamo sperimentato nella nostra storia di vita e le chiediamo, appunto, non da adulti, maturi, che sanno provvedere a loro stessi, ma da bambini.
Avete presente le richieste di un figlio o di una figlia? Quelle richieste di accontentare in maniera “magica” ogni suo desiderio? Ecco, molto spesso è proprio quello che succede nei rapporti: non ci si prende la responsabilità dei propri bisogni, delle proprie emozioni, non si è in grado di contenerle e donarle all’altra persona e quindi si finisce per sentirsi persi, delusi, rabbiosi e incapaci di esprimere tutte queste cose.
In questo modo si delega agli altri e alle altre la propria felicità e il proprio benessere psicologico, intrappolando entrambi in una relazione poco sana e che ostacola la crescita emotiva. In qualche modo il desiderio di essere amati prevarica quello dell’amare, in un continuo gioco di potere e lotta.
E adesso voi lettori direte: «quindi cosa devo fare, dottore?». Come dicevo prima non c’è un modo unico, ognuno di noi è portatore di una storia e può creativamente costruire il proprio modo di stare in relazione.
Quindi partiamo da qui: noi stessi. Il primo passo è ri-centrarsi: partire da quello che si prova e da come si sta. Come si fa? Facendo psicoterapia!
Intanto però vi lascio qualche indicazione per cominciare, sin da ora, ad ascoltarvi. Provate a fare attenzione, proprio in questo momento, a come state, se c’è qualcosa che vi piace o qualcosa che vi turba, riflettete se state coltivando i vostri interessi, se avete tutto ciò di cui avete bisogno o se manca qualcosa.
In questo caso l’analisi bioenergetica viene in aiuto con una tecnica semplice (ma neanche troppo) che è quella del grounding, la quale si ottiene poggiando i piedi bene a terra e mantenendo le ginocchia morbide e leggermente flesse. Questa posizione può essere assunta anche da seduti, l’importante è avere le piante dei piedi ben salde a terra, in modo da ristabilire il contatto con la realtà che ci circonda e con il nostro essere.
Una volta assunta questa posizione e fatto qualche bel respiro, sarà utile chiedersi: «come sto?», «cosa provo in questo momento?» e «di cosa ho bisogno?». Esistono ovviamente numerosi modi per ritornare a sé e questo che ho presentato ne è il solo. Un buon allenamento a ri-centrarsi è un ottimo alleato in momenti di tensione e agitazione.
Sapere cosa ci sta accadendo, di cosa abbiamo bisogno e cosa stiamo provando ci fa anche capire come poterci prendere cura di noi stessi e come chiedere alle persone che abbiamo accanto ciò di cui necessitiamo. Infatti molto spesso le più grandi incomprensioni nascono da un’assenza di comunicazione, che non significa il “parlare poco” ma significa “parlare poco di sé, di come ci si sente e delle proprie necessità”.
Certo, non è cosa facile, parlare di sé necessita un mettersi a nudo, prima di tutto con noi stessi, accettare le proprie fragilità e difficoltà e imparare a comunicarle all’esterno. Parlare e comunicare in modo efficace vuol dire riconoscere i propri bisogni insieme a quelli dell’altro, la propria storia (che include almeno anche quella dei propri genitori) e tutte le questioni non risolte che ci si porta dietro come un piccolo (o meno piccolo) fardello e che non sempre è semplice affrontare.
Per concludere, quindi, l’unico “segreto” per avere delle relazioni sane e appaganti è quello di essere “personalità adulte” in grado, in primo luogo di conoscersi e in secondo luogo di saper prendersi cura di sé e della propria storia di vita (con tutte le difficoltà che questo comporta).

Psicologa Psicoterapeuta Gestalt-Analitica
Via Giuseppe Battistelli, 12 L’Aquila (AQ)
Mail: rita.petrolini@gmail.com – Web: www.ritapetrolinipsicologa. it
BIBLIOGRAFIA
- O. Brink, “Quando l’amore vince”, 2007 Apogeo Editore
- G.C. Giacobbe, “Sei un adulto o un bambino?”, 2001, Mondadori
- G.C. Giacobbe, “Alla ricerca delle coccole perdute”, 2004, Mondadori
- G.C. Giacobbe, “Come fare un matrimonio felice che dura tutta la vita”, 2009, Mondadori
- A. Lowen e L. Lowen, “Espansione e Integrazione del corpo in bioenergetica”, 1979, Astrolabio-Ubaldini editore