Reflusso in gravidanza: cosa fare?
Gravidanza e reflusso: cosa fare?
Tra i sintomi che accompagnano la dolce attesa si deve segnalare il reflusso in gravidanza, che è una conseguenza da ascrivere ai cambiamenti fisici della gestazione, confermandosi una manifestazione caratteristica nel terzo trimestre di gravidanza (colpisce circa il 60% delle donne incinte). Nel corso di tutto il periodo gestazionale il corpo della donna è soggetto ad un costante cambiamento per azione di aspetti fisiologici ed ormonali.

Dal punto di vista anatomico gli organi si adattano per fare spazio all’utero che nel corso dei diversi mesi di dolce attesa cresce per accogliere al meglio il feto. Quindi il corpo si adatta per offrire un rifugio sicuro e ben protetto al nascituro, ma questi cambiamenti provocano degli effetti: i diversi sintomi che si manifestano per tutto l’arco della gestazione.
Per quanto riguarda il reflusso in gravidanza (reflusso gastrico o gastroesofageo), questa manifestazione è molto comune a partire soprattutto dal terzo trimestre, per via della pressione dell’utero sugli organi nella sede addominale. Molte donne incinte avvertono il disagio con maggiore frequenza, e con un livello di intensità graduale, altre invece ne avvertono le conseguenze non spesso o con maggiore intensità.
Come si manifesta il reflusso gastroesofageo in gravidanza?
Il reflusso in gravidanza è da imputare all’azione dei succhi gastrici implicati nel processo della digestione, quando entrano in contatto diretto con le pareti dell’esofago, ciò innescail bruciore nella zona tra sterno ed esofago.
Il principale sintomo di disagio è lapirosi gastrica che in alcuni casi può presentarsi come condizione invalidante, soprattutto in gravidanza. Il reflusso gastroesofageo è una condizione comune tra la popolazione, con un’alta incidenza nelle donne incinte ed in altre categorie di soggetti.
Reflusso gastrico: quali sono le sue cause in gravidanza
Da quanto evidenziato da indagini e studi scientifici condotti sulle donne incinte, questo sintomo gravidico tende ad avere una maggiore incidenza nel proseguo della gestazione. La sua insorgenza e frequenza è direttamente associata all’epoca gestazionale, con una minore percentuale di casi nel primo trimestre di gravidanza; con un leggero incremento nel secondo trimestre; mentre la percentuale cresce esponenzialmente nel terzo trimestre.
Secondo poi i dati condotti da altre ricerche è emerso che nella maggioranza dei casi questo sintomo in gravidanza tende a svilupparsi in genere a partire dalla 31° settimana di gestazione, perdurando fino al momento del parto.
Perché il reflusso gastroesofageo è associato al periodo gestazionale?
Molte donne che non hanno mai avuto questo fastidio, hanno confermato di essersi ritrovate nel corso della dolce attesa alle prese con la pirosi gastrica. Quando la problematica sorge nelle prime settimane della dolce attesa, la sua eziologia si deve all’azione del progesterone, che è uno degli ormoni gravidici più influenti, prodotti dapprima dal corpo luteo ed in seguito dalla placenta. Il progesterone ha un impatto diretto sulla stessa motilità intestinale, provocando un rallentamento della digestione a cui si associano: mal di stomaco, nausea, bruciore, conati.
A causa della ridotta motilità a livello intestinale, il tempo di svuotamento dello stomaco aumenta e così anche la permanenza del cibo nello stomaco risulta più lunga. Questa reazione a catena determina un incremento della produzione dei succhi gastrici all’interno dell’esofago.
Ma la pirosi gastrica durante la dolce attesa è strettamente correlata anche alla pressione esercitata dall’utero, il cui volume nel corso del terzo trimestre diventa più consistente. La crescita dell’utero, con protrusione in avanti, esercita una compressione degli organi nella cavità addominale (stomaco ed intestino) così la fase di contenimento del cibo non è più funzionale.
Quali sono i sintomi del reflusso in gravidanza?
Nell’elenco delle manifestazioni caratteristiche del reflusso in gravidanza si deve segnalare principalmente la pirosi gravidica, che si manifesta con la comparsa di bruciore nella sede dietro lo sterno, che tende ad estendersi fino alle scapole. Alla pirosi si associa poi il caratteristico reflusso acido gravidico, che causa la sgradevole sensazione di amaro in bocca.
A questi due sintomi tipici si possono talvolta accompagnare altre manifestazioni atipiche, che andrebbero analizzate perché potrebbero rilevare un’altra problematica: l’esofagite. Tra i possibili sintomi che possono accompagnare il reflusso gastroesofageo nelle donne incinte si segnalano anche:
- nausea
- singhiozzo
- tosse
- asma
- dolore locale che dal petto si estende verso il torace
- difficoltà nella fase di deglutizione
- spiacevole sensazione di nodo a livello della gola
- otite
- disturbi del sonno e difficoltà a prendere sonno
Come prevenire e trattare in gravidanza il fastidioso bruciore di stomaco
In caso di sintomi persistenti, che non danno tregua, le future mamme che lamentano bruciore di stomaco nel corso della dolce attesa, dovrebbero consultare il proprio ginecologo per approfondire la causa del malessere. Nella maggior parte dei casi la pirosi gravidica è associata al reflusso gastroesofageo, che è una diretta conseguenza dell’aumento delle dimensioni dell’utero. Questa condizione di natura fisiologica è da ascrivere all’azione degli ormoni gravidici, che rallentano i processi digestivi.
Per effetto dell’utero voluminoso e della fuoriuscita nell’esofago dei succhi gastrici solitamente dopo i pasti le donne incinte risentono di bruciore ed acidità. Il bruciore di stomaco che tormenta le gestanti non causa conseguenze sullo stato di salute del bambino. Invece in molte gestanti il sintomo influisce negativamente sul benessere generale. Per prevenire il bruciore di stomaco, così come il reflusso gastroesofageo in gravidanza, è opportuno seguire dei piccoli accorgimenti per quanto riguarda dieta e stile di vita.
Rimedi per lenire i sintomi del reflusso nelle donne incinte
In base ai consigli degli esperti, per prevenire e trattare il reflusso gravidico, è raccomandabile mettere in atto delle sane abitudini quotidiane modificando se necessario il proprio stile di vita.
La gestante, adottando dei concreti cambiamenti nella sua routine quotidiana, potrà sbarazzarsi dalle conseguenze del sintomo gravidico. Inoltre sono preziosi anche i rimedi naturali che non prevedono alcuna controindicazione e che agiscono positivamente, riducendo gli effetti del bruciore a livello dell’esofago.
Ecco alcune indicazioni da mettere in atto quotidianamente per prevenire e trattare questo sintomo:
- mangiare spesso e poco, i pasti non devono essere abbondanti e si deve masticare lentamente, è bene evitare di bere mentre si mangia
- adottare una dieta specifica contro il reflusso, dopo aver chiesto un parere medico
- prediligere la posizione reclinata e non supina, o quella sul lato destro, quando si dorme, per evitare che i succhi gastrici vengano ostacolati durante il transito verso l’esofago
- non mangiare prima di andare a dormire a cena, o fare il riposino subito dopo il pranzo, si raccomanda di attendere almeno un’ora per favorire una corretta fase digestiva
- dedicarsi con costanza ad un’attività fisica moderata
- fare affidamento a dei rimedi naturali efficaci e sicuri (aloe, zenzero, tisane ed infusi di camomilla, semi di lino)
Consigli alimentari in caso di gastrite in gravidanza
Anche la gastrite può manifestarsi nel corso della dolce attesa, ed anche in questo caso è essenziale cambiare abitudini alimentari, a partire dalla corretta scelta degli alimenti da mangiare.
Adottando un regime alimentare ben bilanciato e variegato, in associazione ad un sano stile di vita è possibile sconfiggere le problematiche gastrointestinali tipiche del periodo gestazionale. In particolare, nel caso di gastrite è opportuno bandire dalla tavola alcuni nemici giurati: ossia tutti quegli alimenti responsabili del bruciore, che si irradia tra sterno ed esofago.
Tra i cibi da bandire ci sono: i grassi, i fritti, il cioccolato, i cibi piccanti e quelli troppo acidi. Quindi in gravidanza in caso di gastrite sarebbe meglio ridurre il consumo di: pomodori, fagioli, piselli, menta, bevande gassate e quelle a base di teina e di caffeina.
È buona norma poi combinare bene i diversi tipi di cibi, evitando quelli troppo pesanti, grassi o troppo proteici, invece si dovrebbe aumentare l’apporto di vitamina B1 e B2 in quanto sostanze che tengono sotto controllo l’acidità. Mentre nella lista dei cibi anti reflusso in gravidanza ci sono: lievito di birra, grano saraceno, uova, nocciole, ananas fresco.
Quali farmaci possono essere usati in gravidanza contro il reflusso
Per lenire i sintomi gravidici, gioca un ruolo centrale la conoscenza, perciò gli esperti devono informare dettagliatamente le donne incinte sui trattamenti ed i rimedi per lenire il reflusso. Se i rimedi naturali, gli accorgimenti pratici e le sane abitudini alimentari non placano i sintomi gastrointestinali, ci sono anche alcuni farmaci che sono indicati in gravidanza.
In totale sicurezza, sia per la futura mamma sia per il nascituro, è possibile assumere alcuni farmaci per contrastare il reflusso in gravidanza, naturalmente la prescrizione deve essere fatta esclusivamente dal medico. Possono essere assunti dalle donne incinte, con le dovute cautele, alcuni farmaci antiacidi, che contrastano l’ambiente acido a livello dell’esofago e dello stomaco scatenato dai succhi acidi. Tra i farmaci raccomandati in gravidanza ci sono:
- sodio bicarbonato;
- calcio carbonato e magnesio carbonato;
- idrossido di alluminio (o di magnesio).
Tra le altre categorie di farmaci che le donne incinte possono assumere, ci sono gli antistaminici anti-H2 con l’istamina che agisce sui recettori H2 delle cellule parietali gastriche, e gli inibitori della pompa protonica. Con la dovuta cautela è possibile dunque ricorrere a dei trattamenti farmacologici che risultano sicuri ed efficaci, ma prima di ogni terapia è importante acquisire informazioni esaustive sulla relativa sicurezza in gravidanza e chiedere un preliminare consulto al proprio medico.