I sostantivi, lingua italiana: cosa sono e quali sono i vari tipi?
I sostantivi
La categoria grammaticale dei sostantivi (o nomi), nella lingua italiana rimanda a diverse tipologie di parole che si utilizzano all’interno degli enunciati, per sviluppare un senso compiuto. Di fatto, questa parte variabile del discorso abbinato al verbo costituisce la base da cui prende avvio un enunciato.

Che cosa sono i sostantivi dal punto di vista grammaticale
Il nome dal punto di vista ortografico è composto dalla radice, che è la sua parte iniziale che racchiude il significato della parola, e dalla desinenza, ossia la parte finale che sintetizza in sé il ruolo grammaticale del termine, rimandando a genere e numero.
Dal punto di vista grammaticale il sostantivo si distingue in maschile ed in femminile ed in singolare e plurale. In base a ciò che il nome indica si possono distinguere varie tipologie quali:
- nomi comuni e propri;
- astratti e concreti;
- individuali e collettivi;
- nomi variabili e nomi invariabili;
- difettivi;
- primitivi, derivati e alterati;
- nomi composti.
Si precisa che in alcuni casi è necessario scrivere i nomi con la lettera iniziale maiuscola nei casi di:
- nomi propri di persona o di animale;
- cognomi e soprannomi;
- feste ed avvenimenti storici;
- secoli e millenni;
- città, monti, mari, fiumi, laghi, continenti, nazioni, regioni;
- nomi di costellazioni e corpi celesti;
- nomi di organizzazioni, denominazioni di società, enti;
- nomi comuni che designano idee universali.
In alcuni casi si ha maggiore libertà, per cui è possibile scrivere i nomi sia con l’iniziale maiuscola sia con quella minuscola, come nel caso di:
- nomi di popoli;
- titoli onorifici, cariche pubbliche o qualifiche in ambito professionale.
Nomi o sostantivi comuni e propri
Rientrano nella classificazione dei nomi comuni, i sostantivi che fanno riferimento in modo generico a persone, animali o cose come nel caso di: donna, città, gatto. I nomi propri differiscono da quelli comuni perché designano in modo specifico persone, animali o cose, inoltre si ricorre in tal caso alla lettera maiuscola, che si adopera anche per indicare cognomi e soprannomi, i quali rientrano a pieno titolo nella categoria dei nomi propri.
Nomi astratti e concreti
Si definiscono astratti quei sostantivi che si usano per esprimere non solo azioni, qualità ma anche sentimenti, idee e quello che non ricade sotto la percezione tangibile dei nostri sensi. Ecco qualche esempio esplicativo relativo a questa categoria nominale: virtù, pensiero, amicizia, gioia.
Invece nella categoria dei nomi concreti si etichettano quelli che indicano persone, animali e cose che vengono percepiti attraverso i cinque sensi, come nel caso dei sostantivi: collega, amico, arma, cane.
La distinzione tra questi due tipi di sostantivi, non risulta particolarmente semplice e tutto dipende dalla connotazione stessa che assume un termine nel contesto di un enunciato. In alcune frasi un nome potrebbe assumere un senso che potrebbe ricadere in entrambe le categorie, ad esempio possono avere un significato sia concreto sia astratto, in base al diverso contesto, sostantivi quali: medicina, studio.
Nomi individuali e collettivi
I nomi individuali designano una singola persona, un solo animale oppure una sola cosa, come nel caso dei sostantivi: soldato, mucca, pino, rosa. Mentre si raggruppano sotto la categoria dei nomi collettivi, i sostantivi che indicano un insieme di persone, animali e cose, come nel caso di: esercito, mandria, pineta, roseto. Si rintracciano nel gruppo dei nomi collettivi sia quelli comuni sia quelli propri.
Nomi (o sostantivi) variabili e nomi invariabili: ecco quali sono
In quanto il sostantivo è una parte variabile del discorso è declinabile al singolare ed al plurale, ma in alcuni casi ci sono delle eccezioni. Si fa riferimento a quei nomi che cambiano la forma nel passaggio dal singolare al plurale, facendo così parte della classe dei nomi variabili, ripartiti nei gruppi dei:
- nomi regolari, i quali hanno una forma di singolare ed una diversa forma di plurale, con desinenza particolare;
- nomi sovrabbondanti, declinati in una forma per il singolare e due per il plurale con stesso significato, ma anche nella versione con doppio singolare dal significato diverso e nella declinazione con due forme per il plurale con significato diverso.
Invece si definiscono nomi invariabili, quei sostantivi che presentano la medesima forma per il singolare e per il plurale come nel caso di: moto, bici, serie, auto.
Nomi difettivi, di cosa si tratta e quali sono
Si definiscono nomi difettivi quella serie di sostantivi che mancano di una forma, per cui si adoperano o solo al singolare o semplicemente al plurale. Ad esempio sono sprovvisti di plurale i termini: sangue, burro, coraggio. Mentre tra i nomi difettivi che non hanno la forma singolare, si possono citare come esempi i termini: nozze, forbici, cibarie.
I nomi primitivi, i nomi derivati ed i nomi alterati
I sostantivi si possono poi essere suddivisi in base alla stessa forma, che rimanda al modo in cui si scrivono in nomi:
- primitivi, se non derivano da un altro nome, per cui sono formati da radice + desinenza;
- derivati, nel caso in cui sono formati da un nome primitivo, da cui prendono la radice e la desinenza, a cui vanno ad aggiungere prefissi o suffissi;
- alterati, che si formano unendo al nome primitivo degli specifici suffissi alterativi.
In base alle forme di alterazione della parola che si ottengono, con l’aggiunta dei suffissi si creano nomi:
- diminutivi, che si formano con i suffissi: -ino/a, -itto/-etta, -ello/a, -icino/a, olino/a, icello/a, icciolo/a;
- accrescitivi, che si formano aggiungendo il suffisso -one/-ona;
- vezzeggiativi, si formano con i suffissi -uccio/-uccia, -uzzo/a, -cino/-cina;
- dispregiativi, che si compongono con i suffissi -astro/a, -iciattolo/-iciattola, -accio/a, -aglia;
- peggiorativi, si formano con i suffissi –accio/-accia, ucolo/a.
Nomi composti: come si forma questa tipologia di sostantivi
In tale categoria di sostantivi si inseriscono quelli formati dall’unione di due diversi elementi della grammatica italiana, che compongono con la loro unione una sola parola, come nel caso di:
- nome + nome (di cui sono un esempio: caposquadra, pescecane, madreperla)
- nome + aggettivo (di cui sono un esempio: cassaforte, cartapesta, pastasciutta)
- aggettivo + nome (di cui sono un esempio: galantuomo, altopiano, mezzogiorno)
- aggettivo + aggettivo (di cui sono un esempio: pianoforte, dolceamaro, bianconero)
- verbo + nome (di cui sono un esempio: guastafeste, passaporto, portalettere)
- verbo + verbo (di cui sono un esempio: bagnasciuga, dormiveglia, fuggifuggi)
- avverbio + aggettivo (di cui sono un esempio: sempreverde, malvolentieri)
- avverbio o preposizione + nome (di cui sono un esempio: oltretomba, sottoscala)
Nei casi regolari, questi nomi hanno sia una forma singolare sia una forma declinata al plurale, ma ci sono delle eccezioni che riguardano i nomi composti da avverbi, preposizioni, verbi, i quali restano invariati nella forma al plurale.