I verbi, lingua italiana: quali sono?
I verbi si contrappongono ai nomi in quanto sono una parte del discorso con cui si esprime un’azione, uno stato, nello specifico nella lingua italiana indicano un tipo di azione che il soggetto compie o subisce, uno stato del soggetto, ma anche un rapporto diretto tra soggetto e predicato.

- Che cosa sono i verbi nella grammatica italiana?
- Qual è la differenza tra verbi transitivi ed intransitivi?
- I verbi ausiliari della grammatica italiana
- Verbi servili: quali sono?
- I verbi fraseologici
- Verbi impersonali: ecco quali sono
- Verbi difettivi: ecco quali sono
- Verbi sovrabbondanti: ecco quali sono
- I verbi irregolari
Che cosa sono i verbi nella grammatica italiana?
Dal punto di vista ortografico questa parte variabile del discorso è composta da due elementi: la radice, detta tema, la cui funzione è quella di attribuirne il significato, e la desinenza, che segnala invece informazioni di tipo grammaticale.
Nella nella lingua italiana anche se non è necessario indicarle sempre, il verbo viene preceduto dalle cosiddette persone del verbo:
- tre singolari: io; tu; egli, (ella, lui, lei, esso, essa);
- tre plurali: noi; voi; essi.
Nella maggior parte dei casi, i verbi sono preceduti dai soggetti a cui sono legati da un rapporto diretto. Ma il verbo è caratterizzato anche dal modo che fa riferimento all’atteggiamento assunto dal parlante verso quello che dice, nei confronti del suo interlocutore e nei confronti di ciò che viene espresso nello stesso enunciato.
I modi verbali individuati dalla grammatica sono sette: quattro finiti e tre indefiniti. Nello specifico i modi finiti definiscono la persona ed il numero, a differenza dei modi indefiniti che invece non sono soggetti a coniugazione della persona ma indicano soltanto l’azione oppure il modo di essere in modo generico.
Nella lista dei modi finiti ci sono:
- indicativo, con cui si designano con certezza azioni o fatti, facendo fede al contesto della realtà;
- congiuntivo, con cui si esprimono ipotesi, dubbi ed eventuali desideri;
- condizionale, che si impiega per segnalare azioni ma anche fatti possibili o realizzabili ma solo se sussistono delle specifiche condizioni;
- imperativo, con cui dare ordini oppure impartire istruzioni.
Mentre sono indefiniti i modi:
- infinito, che designa il significato del verbo, esprimendo il rimando ad un’azione, un fatto o modo di essere;
- gerundio, con cui si esprime contemporaneità di azioni come anche le circostanze di un evento o situazione;
- participio, che conferisce una sfumatura semantica al verbo assegnandogli la funzione di nome o di aggettivo.
I verbi nella grammatica italiana si articolano poi in tre tempi:
- presente, quando un’azione si svolge nel momento in cui si parla;
- passato, se l’azione espressa dal verbo si è già compiuta in precedenza;
- futuro, nel caso di un’azione che si deve ancora compiere.
Ecco un prospetto riassuntivo sui tempi relativi a vari modi di un verbo:
modi finiti:
- indicativo:
- presente;
- passato: imperfetto, passato prossimo, trapassato prossimo, passato remoto, trapassato remoto;
- futuro: futuro semplice, futuro anteriore.
- congiuntivo:
- presente;
- passato: imperfetto, passato e trapassato;
- condizionale:
- presente;
- passato;
- imperativo:
- presente;
modi indefiniti:
- infinito:
- presente;
- passato;
- gerundio:
- presente;
- passato;
- participio:
- presente;
- passato.
Per quanto riguarda i tempi verbali, si deve poi precisare che dal punto di vista grammaticale si fa anche riferimento alla suddivisione tra:
- tempi semplici, se sono formati solo da una parola;
- tempi composti, nel caso in cui sono formati dall’ausiliare essere/avere + il participio passato del verbo coniugato.
In quanto parte del discorso variabile, il verbo presenta anche altre voci da rispettare quali: genere, forma e coniugazione. Il genere identifica se un verbo è transitivo oppure intransitivo, e fa riferimento alla stessa funzione di questa parte del discorso all’interno di una frase, ed al modo con cui crea collegamenti con le altre parti del discorso.
Qual è la differenza tra verbi transitivi ed intransitivi?
- I transitivi, segnalano azioni compiute, realizzate da qualcuno o da qualcosa che “transitano” su qualcuno/qualcosa (complemento oggetto), nel caso poi del tempo composto di un verbo transitivo si chiama in causa l’ausiliare avere.
- Gli intransitivi, invece esprimono delle azioni compiute da qualcuno o da qualcosa senza “transitare” su qualcuno/qualcosa, l’azione si esaurisce così senza ulteriori informazioni per approfondire la frase; per quanto riguarda i tempi composti si può adoperare sia l’ausiliare essere sia l’ausiliare avere.
Per quanto riguarda le forme di un verbo, con quest’aspetto si fa riferimento alla sua funzione nella frase ed alla sua connessione con le parole che la compongono.
Queste le tre forme di un verbo:
- attiva, se il soggetto compie l’azione;
- passiva, nel caso in cui il soggetto subisce l’azione espressa dal verbo;
- riflessiva, quando l’azione compiuta dal soggetto si riflette su se stesso, in tal caso si accostano al verbo le particelle pronominali: mi, ti, si, ci, vi.
Quando si analizza un verbo si deve anche tenere conto della sua coniugazione, termine con cui si identifica il raggruppamento sotto cui ricadono le voci verbali, si tratta delle classi di:
- prima coniugazione, che termina in -are;
- seconda coniugazione, che termina in -ere;
- terza coniugazione, che termina in -ire.
Le tre coniugazioni verbali sono declinate nella forma regolare ed in quella irregolare. Si devono poi segnalare dei tipi particolari di verbi, che vengono classificati in base alla loro connotazione di senso, si tratta dei seguenti tipi:
- accompagnamento, che a loro volto sono distinti in: ausiliari, servili, fraseologici;
- impersonali;
- difettivi;
- sovrabbondanti;
- irregolari.
I verbi ausiliari della grammatica italiana
I verbi ausiliari, essere ed avere, fanno anche parte del gruppo dei verbi di accompagnamento, e la loro funzione è quella di aiutare gli altri tipi di verbo per dare forma a tempi composti. Il verbo essere si adopera non solo nella sua funzione di ausiliare, ma anche con un significato proprio.
Verbi servili: quali sono?
Nel gruppo dei verbi di accompagnamento rientrano poi quelli “servili” come nel caso di:
- dovere;
- potere;
- sapere;
- volere.
Nella costruzione delle frasi questi accompagnano un altro verbo, da coniugare all’infinito, per dare il senso di: necessità, possibilità, volontà, capacità. Si precisa però che le costruzioni con il verbo servile e l’infinito costituiscono un unico blocco verbale.
I verbi fraseologici
Nell’elenco dei verbi di accompagnamento fa parte anche la tipologia di quelli fraseologici, che si utilizzano per accompagnare un altro verbo coniugato alla forma infinita oppure al gerundio, in modo da specificare il tempo oppure il modo dell’azione. Si adoperano infatti nel contesto di una frase per designare:
- un’azione imminente;
- l’inizio dell’azione;
- lo svolgimento di un’azione;
- la durata dell’azione espressa dal verbo;
- la conclusione dell’azione;
- un’azione fatta compiere dal soggetto.
Verbi impersonali: ecco quali sono
I verbi impersonali designano azioni o situazioni che non si possono assegnare con precisione a qualcuno o qualcosa, e per questo vengono usati alla terza persona singolare, e spesso si aggiunge anche la particella “si”, questi vengono di solito usati per indicare:
- fenomeni atmosferici oppure di tipo naturale.
- espressioni di uso comune come nel caso di: accadere, è meglio, è opportuno, sembrare.
Verbi difettivi: ecco quali sono
Sono definiti difettivi, i verbi che sono impiegati esclusivamente in alcuni tempi o persone, quindi mancano dell’elenco completo di tutte le forme verbali. Sono esempi di verbi difettivi: bisognare, competere, delinquere, incombere, prudere, splendere, urgere, vertere. È bene ricordare che nel caso dei difettivi non si può formare il participio passato, da cui deriva la mancata formazione dei relativi tempi composti.
Verbi sovrabbondanti: ecco quali sono
I verbi sovrabbondanti presentano due diverse coniugazioni in quanto fanno capo a due distinti verbi che si sono formati a partire dalla stessa radice (arrossire/arrossare, adempiere/adempire, sfiorare/sfiorire, intorbidare/intorbidire). In questa classificazione quindi fanno parte quelle tipologie verbali che:
- hanno diversa ortografia, ma conservano lo stesso significato;
- cambiano sia la grafia sia il loro significato.
Ci sono poi i casi speciali dei cosiddetti “falsi sovrabbondanti” dal momento che derivano da due parole diverse tra loro, come nel caso di: atterrare ed atterrire.
I verbi irregolari
Si tratta di una categoria speciale di verbi che non segue le regole alla base delle tre coniugazioni, e così possono mutare la stessa radice o proporre delle desinenze diverse. La maggior parte di questi esempi di verbo rimanda alla seconda coniugazione, mentre le altre due coniugazioni segnalano pochi casi.
Nell’elenco di questa tipologia verbale irregolare, trovano posto come esempi i verbi: andare, bere, cuocere, disfare, sapere, udire.