Interiezioni, lingua italiana: cosa sono e quali sono i vari tipi?
Le interiezioni: lingua italiana
Le interiezioni fanno parte della lingua italiana parlata e scritta in quanto parti del discorso, anche le interiezioni con cui si fa riferimento a delle espressioni che servono per manifestare emozioni, sentimenti ed il proprio stato d’animo corrente, ma anche esclamazioni ed intercalari che danno delle connotazioni particolari ad un enunciato.
Queste parti del discorso sono quindi essenziali per definire delle sfumature ben precise all’interno di un contesto fraseologico.

Interiezioni: qual è il compito di queste espressioni nella lingua italiana
Questa parte invariabile del discorso designa infatti delle reazioni spontanee e delle espressioni improvvise che permettono di definire un’eventuale condizione di dolore, turbamento, gioia, spavento, meraviglia. Con le esclamazioni, che si caratterizzano nel parlato con una particolare intonazione, si finisce per dare maggiore intensità espressiva al senso di una frase.
Si deve poi precisare che questa categoria lessicale a differenza delle altre non ha un legame di connessione con le altre parti del discorso che sviluppano il periodo, di fatto un’interazione esprime un preciso senso che veicola un messaggio con cui si comunica: stupore, paura, timore.
Vediamo adesso quali tipi di interiezione si utilizzano convenzionalmente, evidenziando che sussiste una differenza nella forma parlata ed in quella scritta, ed infatti:
- nella lingua parlata, si ricorre all’interiezione per dare ad una frase una sfumatura di significato particolare, semplicemente soffermandosi sulla cadenza, quindi con il tono di voce da accompagnare a gesti oppure ad espressioni del volto in modo da veicolare intenzioni, emozioni e messaggi;
- nella lingua italiana scritta, le esclamazioni esprimono l’intensità che si vuole dare ad un termine oppure ad un senso, ma permettono anche di dare maggiore espressività al contenuto che si vuole trasmettere. Per ottenere questi risultati si ricorre alla specifica punteggiatura, ovvero il punto esclamativo ed il punto interrogativo.
Un discorso a parte deve essere aperto per precisare il ruolo di un’interiezione, che si utilizza al posto di un sostantivo, in questo caso si parla di funzione sostantivata, di cui è un esempio la frase: Esclamò un oh di meraviglia, per la gioia provata.
È necessario precisare che le interiezioni sono diverse dalle onomatopee, con cui si designano parole che evocano suoni, rumori ma anche versi di animali, quindi è bene fare attenzione soffermandosi non sulla loro forma, ma su tutto il senso della frase tenendo poi a mente la loro sostanziale differenza.
Un’interazione esprime emozioni, sensazioni e stati d’animo mentre l’onomatopea è una ripetizione di suoni comuni o di rumori.
In base alla struttura queste componenti del discorso sono classificate dalla grammatica italiana in tre sottogruppi:
- interiezioni proprie;
- interiezioni improprie;
- locuzioni interiettive (composte da più termini con uso convenzionale di evocare emozioni e stati d’animo).
Interiezioni proprie: cosa sono e come si usano
Fanno parte delle cosiddette interiezioni proprie, le espressioni usate comunemente solo per assolvere a tale funzione nel contesto fraseologico, e si fa riferimento a suoni, termini monosillabici. In genere il tratto peculiare di un’interazione è il ricorso alla lettera “h” in posizione finale oppure intermedia per dare diverse sfumature di significato alle espressioni.
La presenza della lettera h nella grafia di queste espressioni, dal momento che è muta, può essere foriera di errori di tipo ortografico: potrebbero di fatto sorgere confusioni tra le interiezioni con le congiunzioni oppure con le preposizioni.
Vediamo qualche esempio pratico di interazione propria:
- uffa!, per esprimere uno stato di impazienza oppure noia;
- ah!, oh!, quando si vuole comunicare meraviglia, incredulità, stupore, ma anche rimpianto e dolore;
- ahi!, ohi!, ahia!, ohimè!, ahimè!, con connotazione negativa per indicare contrarietà, dolore o preoccupazione;
- eh!, con cui si esprime senso di incredulità oppure un rimprovero;
- ehi!, ohé!, ehilà!, queste interiezioni si usano per richiamare l’altrui attenzione;
- ehm!, usata soprattutto nella lingua scritta per esprimere indecisione o per fare un avvertimento;
- ih!, con cui manifestare il senso di ribrezzo ma anche esprimere rabbia e disappunto;
- mah!, boh!, bah!, queste espressioni comunicano indifferenza ma anche dubbio;
- puh!, puah!, per evidenziare senso di ribrezzo o di disgusto;
- toh!, wow!, espressioni di meraviglia, stupore, entusiasmo.
Interiezioni improprie
Le interiezioni improprie rimandano a tutte quelle parole che si possono impiegare per esortare, esprimere stupore, disappunto. Si fa riferimento quindi ad altre parti del discorso, le quali si usano comunemente per ricoprire il ruolo di un’interiezione.
Anche nomi, avverbi, aggettivi, verbi che comunicano stati d’animo o sensazioni possono essere usati per veicolare il senso che si attribuisce ad un’esclamazione oppure ad un’intonazione dal senso particolare, come negli esempi:
- aiuto!, accidenti! che peccato!, questi termini sono utilizzati di solito per esprimere una situazione non positiva, ma anche sdegno e delusione;
- dai!, forza!, dai!, su!, per esprimere incoraggiamenti e per esortare;
- bravo!, vergogna!, bene!, che si usano per dare un giudizio positivo oppure negativo;
- fermo!, basta!, presto!, con cui comunicare un ordine, un comando;
Locuzioni interiettive: come e quando si usano
Si definiscono locuzioni interiettive oppure espressive, quei modi di dire composti da due o più parole, ma compongono le locuzioni interiettive anche delle brevi frasi che si impiegano con la specifica funzione delle esclamazioni o di stati d’animo.
Tra le espressioni più comuni che assolvono alla funzione di interiezione si segnalano le seguenti forme di locuzioni interiettive: Oh santo cielo!, Mamma mia!, Per carità!, Povero me!