Singhiozzo neonato: cause e rimedi per farlo passare
Singhiozzo neonato rimedi per farlo passare
Nella maggior parte dei casi il singhiozzo nel neonato non deve mettere in allerta le mamme, dal momento che si tratta di un fenomeno fisiologico che si risolve spontaneamente, senza protrarsi a lungo.
- A cosa è dovuto il singhiozzo nel neonato?
- Quando il singhiozzare può determinare preoccupazione?
- Singhiozzo neonato: quali sono le principali cause
- Qual è la principale causa del singulto nel neonato?
- Cosa fare se il neonato singhiozza durante la poppata?
- Singhiozzo neonato: quando rivolgersi al pediatra?
- Rimedi per far passare il singhiozzo al neonato
- Ecco alcuni consigli della nonna tramandati fino a noi
- Facciamo chiarezza su alcune comuni credenze

Malgrado le indicazioni dei pediatri che non parlano con toni allarmistici di questo fenomeno, molte mamme sono sempre a caccia di consigli e rimedi per farlo passare ai loro figli. Sebbene si tratti di un fisiologico e frequente spasmo della gola incontrollabile, il singhiozzo tende ad essere vissuto con apprensione se colpisce i più piccoli.
Dal punto di vista prettamente meccanico, si tratta di un’involontaria contrazione del diaframma che determina la chiusura della glottide laringea, la cui durata temporanea non provoca conseguenze. Il singhiozzo nei neonati oltre ad essere del tutto naturale è anche un fenomeno che scompare in genere nel giro di poco tempo: quindi niente panico!
A cosa è dovuto il singhiozzo nel neonato?
Questo tipo di riflesso involontario e comune, che si sviluppa già durante la vita intrauterina nel feto, tende a riproporsi in età neonatale con una certa costanza, ma successivamente diminuisce di frequenza nell’arco dell’infanzia. Oggi non sono noti i vantaggi fisiologici del singhiozzare e per queste ragioni gli esperti propongono tesi divergenti, evidenziando di non concordare sulla spiegazione del meccanismo fisiologico, che sostanzialmente nel neonato permette di espellere l’aria dallo stomaco. Ma non solo l’uomo sperimenta la chiusura delle corde vocali dopo la contrazione indotta dei muscoli respiratori, il singhiozzare si registra in molti mammiferi, mentre è assente negli anfibi e nei rettili.
Quando il singhiozzare può determinare preoccupazione?
Nel caso in cui i singhiozzi si ripetono con continuità per più di 48 ore, come anche quando tendono ad insorgere con una certa frequenza allora è bene indagare la condizione, perché può essere un sintomo da ascrivere al quadro di una condizione patologica.
Nella maggior parte dei casi i singhiozzi si registrano al termine di un pasto abbondante, quindi possono essere una conseguenza quando si mangia troppo e velocemente: una cattiva abitudine che porta ad immettere troppa aria nello stomaco durante la masticazione. In alcuni casi tendono a singhiozzare i soggetti troppo ansiosi o che vivono uno stadio di forte eccitazione. Il singhiozzo generalmente negli adulti può essere innescato anche dall’assunzione di bevande gassate come anche dalla distensione gastrica. Tra i fattori alla base del singhiozzo nel neonato ci possono essere delle condizioni serie che possono provocare questo fastidioso riflesso prolungandolo nel tempo.
Singhiozzo neonato: quali sono le principali cause
Gli esperti che si sono soffermati sull’analisi di questo fenomeno, che si sviluppa sin dalla vita fetale, hanno condiviso diverse tesi come quella suggerita da Ferroni nel 1899, che ha considerato il singhiozzo del feto come una sorta di allenamento con il quale rafforza i muscoli coinvolti nella respirazione, una tesi riproposta e riveduta da Kahrilas e Shi.
Altri esperti, tra i quali Straus, hanno invece sostenuto che i singhiozzi del feto sono da ascrivere ad un’insorgenza di tipo filogenetica, in quanto residuo evolutivo, la cui genesi risale alla ventilazione delle branchie. Secondo altre ipotesi degli esperti, si tratterebbe di un riflesso per spostare boli di cibo imprigionato nella zona dell’esofago. Ogni tesi presenta comunque dei limiti e per questo non è stata rilevata la corretta eziologia del singhiozzare.
Anche se il meccanismo che scatena il riflesso non è noto, è possibile rintracciare in delle comuni situazioni la sua eziologia che rimanda ad esempio all’eccessiva e frettolosa ingestione di cibo e di liquidi, come anche al consumo di bevande alcoliche o gassose che finiscono per irritare il diaframma. Tra le altre cause si devono segnalare inoltre: i significativi sbalzi di temperatura, la dilatazione dello stomaco, la forte emotività. Questa serie di fattori possono determinare l’irritazione del diaframma che provoca la comparsa di singhiozzi, che si risolvono in genere nel giro di pochi minuti.
Qual è la principale causa del singulto nel neonato?
Gli episodi più frequenti si devono ricondurre all’allattamento, sia al seno che con il biberon, che può determinare l’accumulo eccessivo di aria nello stomaco. Per questo è importante che il piccolo faccia il ruttino dopo la poppata per eliminare l’aria dallo stomaco, in modo da evitare singhiozzi e rigurgiti.
Cosa fare se il neonato inizia a singhiozzare durante la poppata?
È necessario far prendere una pausa al bambino cercando di farlo rilassare, magari con un cambio di posizione. Se i bambini allattati al seno oppure al biberon sono inclini a singhiozzare potrebbe diventare strategico farli prima placare e poi dargli da mangiare quando si calmano, evitando però che arrivino al pasto con grande voracità: infatti il singhiozzo da fame è comune nei neonati sani. Si deve comunque prestare maggiore attenzione nel caso di episodi costanti di singhiozzo nei neonati prematuri sottoposti ad assistenza respiratoria.
Singhiozzo neonato: quando rivolgersi al proprio pediatra?
Nella maggior parte dei casi si tratta di eventi occasionali e passeggeri, se però il singhiozzare diventa persistente, finendo per durare ore oppure giorni non dando molto tregua al piccolo, è bene chiedere aiuto al medico per risalire al motivo scatenante. Per identificare la causa e trattare la problematica è necessario fornire al pediatra delle informazioni dettagliate, come ad esempio eventuali altri sintomi, non sorvolando sulle abitudini del piccolo.
Spesso nei neonati i singhiozzi sono dovuti a comuni disagi (problema digestivi, mal di gola, problemi all’orecchio), non sono poi da escludere altre evenienze tra cui: il reflusso gastroesofageo, un’eventuale cisti nel cavo orale, disturbi a livello renale, diabete. Nei casi più preoccupanti, il singhiozzo può essere una spia di una condizione clinica grave, come nel caso della pericardite che segnala l’infiammazione della guaina che circonda il cuore.
Ma il fenomeno può dipendere anche da un’altra eventualità seria: delle possibili alterazioni a carico dei centri nervosi deputati al controllo del fenomeno. Nei neonati i singhiozzi sono alquanto frequenti anche per via del mancato grado di maturazione del cardias, oppure per delle sue anomalie che determinano come conseguenza delle contrazioni involontarie del diaframma.
Rimedi per far passare il singhiozzo al neonato
In genere il singhiozzo nei bambini quanto negli adulti è un episodio occasionale e quindi tende a risolversi spontaneamente dopo qualche minuto, se invece tarda a smettere si possono adottare delle strategie. Ci sono una serie di rimedi e consigli pratici utili per porre un freno a questo fenomeno naturale. Nel caso dei neonati si dimostra un vantaggioso espediente contro il singhiozzo il dare il ciuccio al piccolo, e praticargli contemporaneamente un massaggio sulla schiena. Ma si dimostra efficace anche dargli il biberon o attaccarlo al seno, se inizia a singhiozzare durante la poppata, dal momento che succhiare, come visto prima, attiva un effetto distensivo su diaframma e deglutizione.
Torna sempre utile il consiglio prezioso di far bere, a chi è assalito da questo disagio, dei piccoli sorsi di acqua da un cucchiaino, sfruttando l’azione vantaggiosa della deglutizione. Un altro valido rimedio per far smettere di singhiozzare un neonato consiste nel dargli da ingerire, con a dovuta attenzione, del ghiaccio tritato.
Si ottiene un risultato positivo anche stimolando lo starnuto nei soggetti alle prese con questo riflesso involontario. Per far starnutire un neonato si deve solo passargli un dito un paio di volte con estrema delicatezza sul naso. Un altro suggerimento pratico e vantaggioso con cui far smettere il singhiozzo è quello di evitare di esporre il neonato a bruschi sbalzi di temperatura, nel corso del cambio pannolino o dopo il bagnetto, per questo è necessario tenere il corpo del piccolo ben coperto.
Si consiglia anche un rimedio dell’apprezzata pratica terapeutica dell’agopuntura: questa disciplina che ricade nella definizione della medicina alternativa, suggerisce di far passare il singhiozzo comprimendo con gli indici, usando le unghie, il punto interno dei padiglioni auricolari, intervenendo sulla piega situata al centro della conca.
Ecco alcuni consigli della nonna tramandati fino a noi
Tra i rimedi più accreditati, anche se privi di valenza scientifica, che vantano comunque dell’esperienza pratica di generazioni e generazioni si consiglia di trattenere il fiato. Un consiglio pratico che il medico greco Ippocrate ai suoi tempi suggeriva come rimedio utile per smettere di singhiozzare, il suo consiglio è arrivato fino ai nostri giorni, ed infatti si suggerisce solo agli adulti di trattenere il fiato per circa 10-15 secondi.
Un metodo pratico che porta il diaframma a rilassarsi, ma prima dell’apnea si deve inspirare a fondo. Ma questa manovra non è consigliata su neonati e bambini piccoli, che richiederebbero l’azione di un adulto che dovrebbe bloccargli il respiro tenendogli chiuse le narici.
Tra gli altri consigli della nonna tramandati fino ai giorni nostri si indica anche di dare ai bambini con il singhiozzo un cucchiaino di zucchero, la cui composizione in granuli una volta che scende nell’esofago blocca le contrazioni del diagramma. In alternativa si consiglia un cucchiaino di aceto che grazie alla sua acidità stimola una leggera contrazione, capace di impedire lo spasmo del diaframma, ma si tratta di un rimedio non indicato per i neonati ed i bambini per la sua azione corrosiva. Un altro consiglio della nonna consiste nell’assumere un cucchiaino di succo di limone, anche qui l’acidità agisce contro il disagio, ma si tratta di una strategia vantaggiosa solo sugli adulti.
Facciamo chiarezza su alcune comuni credenze
Oltre ai rimedi pratici ed ai consigli della nonna per trattare il singhiozzo si sono affermate anche delle false credenze, che hanno finito per imporsi tra la popolazione. Si tratta di alcune “leggende metropolitane” o “luoghi comuni”, in base ai quali per trattare il fastidioso singulto si sono consigliate delle strategie che non possono godere di alcuna valenza pratica. Tra i luoghi comuni più conosciuti ci sono il trattenere il fiato, lo spaventare chi è in preda al fastidio come anche sorseggiare dell’acqua da un bicchiere bevendo seguendo un preciso rituale: prendere in mano il bicchiere e far ruotare il polso di circa 180°, tenendo poi le gambe divaricate ed il busto protratto. Un altro rituale molto conosciuto che non trova comunque conferma per avvalorare la sua comprovata efficacia è quello di bagnare un lobo.
Per quanto riguarda la credenza popolare che sia utile distrarre o spaventare chi singhiozza, si tratta di un suggerimento che vanta un certo fondo di verità: questo espediente permette di far passare la condizione fisiologica perché determina una maggiore contrazione del diaframma, che scatena una sorta di cortocircuito, che favorisce il ripristino del regolare ritmo del muscolo. In alcuni casi però spaventare una persona che sta singhiozzando può accentuarlo, dal momento che provoca un’inspirazione più veloce che a sua volta causa una maggiore immissione di aria nei polmoni.